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(Miniere di Monte Narba)
Miniera di Masaloni

Le miniere di
Monte Narba

  1. Fluminimaggiore
  2. Gonnosfanadiga-Villacidro
  3. Sardegna centrale
  4. Monte Narba (San Vito-Muravera)
  5. Salto di Quirra - Gerrei
  6. Nurra (Alghero) e Planargia
  7. San Vito - Villaputzu
  8. Rio Ollastu (Burcei)
  9. Arburese (Arbus)
  10. Iglesias-Gonnesa
  11. Iglesias-Marganai (Domusnovas)
  12. Monte Arci (Pau)
  13. Sulcis (alto e basso)
  14. Salto di Gessa (Buggerru)
  15. Barbagia - Alto Sarcidano
  16. Gerrei - Parteolla
  17. Monte Albo (Lula)
  18. Silius
  19. Ogliastra
  20. Orani - Nuorese
  21. Sassarese
  22. La Maddalena - Gallura

..:Minierali della miniera di Masaloni


clicca per vedere un ingrandimento della mappa che mostra la posizione delle due miniere di "Masaloni" e "Scala S'Acca"

La miniera di Masaloni è raggiungibile secondo due itinerari diversi, dalla S.S. 125, il primo, e da San Vito aggirando il complesso granitico che culmina con Gennargiolas, il secondo.

Primo itinerario:

  1. tra i chilometri 49 e 50 della S.S. 125 Orientale Sarda, all'altezza dei due ponti Picheguas, una strada in sterrato si inoltra verso nord. Prendetela e seguitela per circa tre chilometri. La carrareccia si avvicina sempre più al torrente che forma la valle di Fassoni, fino a corrergli di lato;
  2. a un certo punto incontrerete un incrocio a V. Un punto di riferimento può essere anche il nuraghe Perdu Lodde che sorge ben visibile sulla sinistra sopra un cocuzzolo. Prendete la carrareccia sulla sinistra, e continuate a salire per un altro chilometro abbondante;
  3. siete nei pressi della miniera. Un cancello delimita il cantiere forestale al cui interno sono i pochi ruderi della miniera. Lasciate la macchina e proseguite a piedi per la carrareccia che vi porterà alla casa forestale. Sul versante della montagna sono ormai visibili le discariche della miniera. Non vi resta altro da fare che gironzolare nella zona.
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Secondo itinerario. Il secondo itinerario è nettamente più lungo e difficoltoso del primo. È consigliabile perciò il fuoristrada, o l'enduro, o la mountain bike, per i più allenati e volenterosi. Altro consiglio è quello di dotarsi di una cartina IGM, o di farsi accompagnare da una persona esperta dei luoghi.

  1. Partite dall'entrata meridionale di San Vito, all'altezza del ponte sul Flumini Uri. Seguite la strada che avvolge la parte meridionale del paese, e che segue a ritroso il corso del torrente. Dopo circa 700 metri svoltate a sinistra. Da qui comincia lo sterrato;
  2. seguite la carrareccia che risale per circa tre chilometri il corso del torrente tenendosi sempre sulla sua sponda sinistra. Insieme, carrareccia e torrente, disegnano un'ampia curva attorno a Bruncu Trincheddu;
  3. la carrareccia attraversa il torrente all'altezza del cuile Girolimo, nei pressi della regione di Su Scoffoni, e immediatamente comincia a salire con decisione. Dopo questo primo strappo lo sterrato prosegue con una leggera pendenza a mezza costa tra il torrente e le creste granitiche che corrono da Rocca su Casteddu a Punta S'Olioni. Giunti ad Arcu Battesarra potete fare una sosta per godervi il panorama;
  4. superato Arcu Battesarra la strada scende decisamente verso la piccola miniera di Sa Scala S'Acca o Su Casteddu, situata in una zona di confine tra scisti e porfidi grigi. Si risale poi verso il torrente baccu Su Latti Cottu, e quindi verso l'altipiano di Minderrì. La carrareccia aggira ora con un'ampia curva il versante occidentale del massiccio granitico dominato da Gennargiolas;
  5. all'altezza di Bruncu su Tuvaraxiu lo sterrato si inoltra in un folto lecceto. Aggirata la bassa cima la strada continua a salire con leggera pendenza verso est sino ad Arcu 'e Mauru. Da qui sino al cancello del cantiere forestale, che segna la fine del percorso in fuoristrada, lo sterrato scende ripido e con stretti tornanti.
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Della miniera di Masaloni rimane ben poco, qualche rudere, molte discariche, la carrareccia che collegava i cantieri di Masaloni con quelli di Giuanni Bonu. La miniera doveva essere di una certa consistenza, viste le discariche e le molte gallerie, ma la vicinanza e lo stretto collegamento con la vicina Monte Narba rendevano inutili tutta una serie di strutture di servizio.

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Ora tutta la zona fa parte di un grande cantiere forestale di rimboschimento, di cui si vedono i segni anche nelle fotografie.

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Il sito di Masaloni è interessante non solo dal punto di vista archeologico industriale e mineralogistico, ma anche da quello strettamente ambientale. Dai suoi 400 e passa metri si possono ammirare i panorami verso il mare sia verso Sud-Est, che verso Nord-Est.

Le prime tre fotografie mostrano la vista verso lo stagno di Colostrai.

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L'ultima fotografia mostra il panorama verso Cala Murtas.

La Storia della Miniera di Masaloni

La miniera di Masaloni «fu chiesta in esplorazione nel 1873 … da alcuni ricercatori di San Vito. Costoro cinque anni più tardi ne cedettero i diritti a G. Vargiolu e soci che iniziarono alcune gallerie nella parte alta del versante orientale di Bacu Masaloni mettendo in luce il filone argentifero.

Nel 1881 la Società di Lanusei acquistò i permessi proseguendo i lavori iniziati dal Vargiolu, ed ottenendo già da quello stesso anno una buona produzione. La dichiarazione di scoperta fu rilasciata nei primi mesi del 1888 mentre la concessione l'anno seguente.

I lavori cominciarono a quota 400 e vennero subito collegati al 6° livello di Giuanni Bonu tramite una carrareccia. Attraverso la lunga galleria di carreggio, i carri a buoi potevano scaricare il minerale nel piazzale principale di Monte Narba. Questi primi lavori si svilupparono su tre livelli che sboccavano all'esterno, e su di un ribasso interno con un pozzo sul 3° livello.

La vena mineralizzata veniva così coltivata per un'altezza di un centinaio di metri ed era caratterizzata da una mineralizzazione saltuaria e dispersa in piccole lenti che presentavano la classica associazione di galena, argentite, argento nativo con abbondante marcasite e sfalerite, in ganga di quarzo, fluorite, meno barite e calcite. Tra gli accessori venivano segnalati ullmannite e nichelina oltre agli argenti rossi. La vena, diretta N57°O, dislocata da frequenti faglie, presentava talvolta delle difficoltà di coltivazione essendo strettamente incassata tra il granito e gli scisti e trovandosi spesso a contatto delle "quarziti Auct." (formazione di Tuviois). Essa era più ricca verso Est ed andava impoverendosi a Ovest dove restava solo la ganga sterile.

Negli anni di maggiore attività vi lavoravano dai 70 agli 80 operai, tra interni ed esterni, compresi i ragazzi e le donne addetti alla cernita.

Dopo il fallimento della Società di Lanusei ed il suo acquisto da parte della Società di Malfidano, la miniera seguì le sorti di quelle del gruppo di Monte Narba col trasferimento alle varie società che effettuarono numerose e inconcludenti ricerche… Oggi la miniera è totalmente abbandonata ma, dalle sue grandi discariche e dalle sue rocce, provengono ancora discreti campioncini dei rari minerali che l'hanno resa famosa».

Fonte: STARA - RIZZO - BRIZZI, Sarrabus. Miniere e minerali


Cartina IGM: 549, II - 549, III - 558, I - 558, IV

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