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Erminio Ferraris

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ERMINIO FERRARIS

(Nasce nel 1852 a Ronco Scrivia - morì a Zurigo nel 1928).

Erminio Ferraris nacque a Ronco Scrivia, presso Genova, il 15 febbr. 1852, da Luigi, ingegnere ferroviario, e da Giuseppina Defiori. Compiuti gli studi medi, si trasferì in Sardegna, ove lavorò come tecnico nelle miniere di Masua e di Malacalzetta. Dopo qualche anno si recò in Sassonia per completare la sua preparazione tecnica presso la scuola di scienze minerarie di Freiberg, ove si diplomò nel 1873. Subito dopo lavorò per parecchi mesi come operaio nella fabbrica di macchine Escher Wyss e C. di Zurigo per approfondire le sue conoscenze nel settore meccanico con una esperienza diretta dei mondo del lavoro e dell'organizzazione industriale.

Nel 1875 gli venne affidata la direzione della miniera demaniale di Monteponi presso Iglesias, gestita dalla Soc. Monteponi. Si trattava di una miniera di galena e calamina, la cui competitività sul mercato era minacciata dall'uso di tecniche estrattive rudimentali e antiquate. La natura colonnare del giacimento necessitò di approfondire sempre più i livelli delle gallerie e di smaltire grossi volumi d'acqua che invadevano tutti i livelli di quelle inferiori. I costosissimi lavori necessari furono possibili quando fu realizzato l'acquisto della miniera da parte della società esercente, con la conseguente certezza di non erogare a fondo perduto i capitali necessari per l'eduzione delle acque e per il rinnovamento delle tecniche estrattive aziendali.

Nel 1880, con legge del 2 maggio, lo Stato cedette la proprietà della miniera alla Società Monteponi, che l'aveva avuta precedentemente in affitto per un trentennio. Risolto così il problema della disponibilità illimitata nel tempo, il Ferraris, che era rimasto alla direzione della miniera, introdusse importanti innovazioni tecniche, che risolsero anche i problemi della produttività.

Nel 1911 venne eletto amministratore delegato e, nel 1926, presidente della Società Monteponi.

Morì a Zurigo il 22 sett. 1928 dopo lunga malattia.

Innovazioni tecniche

Le innovazioni tecniche introdotte dal Ferraris riguardano sia le metodologie di coltivazione della miniera, sia le tecniche di arricchimento dei minerali. Alle prime egli dette un'impostazione scientifica esigendo, innanzitutto, lo studio preventivo dei tracciamenti per le vie principali di ricerca e per le gallerie di carreggio, l'esame dettagliato di ogni particolare e l'effettuazione di rilievi accurati. I minerali non arricchibili con la normale preparazione meccanica idrogravimetrica costituivano grandi depositi a basso tenore in Zn; scartando la vecchia strada dei forni mineralurgici furono ideati un trattamento termico ed una separazione magnetica dei composti del ferro presenti. Il trattamento avveniva in forni a tino o tubolari rotativi mischiando carbone al minerale; i carbonati, in assenza d'aria, venivano ridotti con emissione di CO2; successivamente per la conseguente perdita di peso, aumentava il tenore in Zn della calamina calcinata rispetto alla calamina "cruda", che, eliminando i calcari e le dolomie cotte delle ganghe, poteva raggiungere il 35%. Il Ferraris pensò di calcinare la calamina all'aria libera utilizzando anche gli accumuli di residui carboniosi incombusti; tale procedimento permise notevoli economie nei costi di produzione.

Ferraris ammodernò le tecniche di arricchimento, in un primo tempo progettando e poi realizzando (1884) la laveria Vittorio e la laveria Calamine (1887) della miniera di Monteponi; tale significativo contributo innovativo alla tecnologia mineraria fu giustamente valutato dall'ing. G. Pavari, il quale ricorda che in Sardegna la moderna impronta alle laverie fu data dal Ferraris. Successivamente il Ferraris realizzò la predetta calcinazione della calamina all'aria libera che rese anche più economico l'invio delle calamine calcinanti nel continente.

Si può dire che furono due i più importanti progressi fatti in Sardegna nella seconda metà del sec. XIX: il primo (non dovuto al Ferraris) che portò all'installazione di forni mineralurgici presso le miniere; il secondo (dovuto anche alle innovazioni introdotte dal Ferraris) che tecnicamente aumentò notevolmente la produttività.

Per il trattamento meccanico di arricchimento dei minerali nelle laverie, il Ferraris ideò ed introdusse nel ciclo lavorativo l'idrovaglio, la tavola a scosse, il mulino tubolare a palle, le macchine di frantumazione e cernita dei minerali. L'idrovaglio, brevetto tedesco 31427 del 1881, fu ideato per realizzare un'alimentazione più regolare dei crivelli e per ottenere una notevole economia di acqua rispetto alle casse a punta che venivano precedentemente adottate. L'idrovaglio ideato dal Ferraris era costituito da un tubo orizzontale attraverso il quale si faceva passare il minerale in sospensione acquosa; i grani più grossi e quelli di peso specifico maggiore cadevano, attraverso un foro, in una bocca sottostante e venivano scaricati all'esterno, mentre si introduceva nel tubo, per non turbare il moto della vena fluida, un volume d'acqua pari a quello della sospensione uscente. Questa veniva poi passata in tavole d'arricchimento per separare il materiale utile da quello sterile.

Per le sue invenzioni il Ferraris partì dal presupposto di rispondere tecnicamente alle necessità peculiari delle miniere sarde, e in particolare, tenendo conto delle difficoltà di rifornimento d'acqua e delle particolari caratteristiche dei giacimenti, ricchi di minerali ossidati, di realizzare macchinari e dispositivi della massima semplicità e funzionafità. Il classificatore a scosse e la tavola a scosse (brevetto tedesco 105097 del 1898, brevetto francese 22874, brevetto belga 142072, brevetto inglese 2237, brevetto austriaco 1354) costituiscono un significativo progresso nel settore. Il primo, sostituì i trommels, tamburi sfangatori, utilizzati fino ad allora, con il vantaggio di ridurre notevolmente l'usura delle lamiere setaccianti e gli ingombri. La seconda permise un vero salto di qualità nel processo di arricchimento dei "fini" delle laverie per gravità e trovò larghe applicazioni anche all'estero; ulteriore notevole pregio della tavola a scosse era la semplicità costruttiva.

Il mulino tubolare a palle (brevetto statunitense 686621 del 1901) realizzava la frantumazione del minerale mediante sfere di metallo contenute, insieme col prodotto da macinare, in un cilindro rotante. Regolando opportunamente la velocità di rotazione del cilindro, le palle venivano trascinate dalle pareti del cilindro stesso fino ad una certa altezza, da cui ricadevano per gravità sul minerale, che risultava così frantumato per urto. Questa macchina fu la prima, nel 1919, ad effettuare macinazioni fini utilizzando la classificazione ad umido in circuito chiuso con l'apparecchio di macinazione, anticipando così i successivi impianti di macinazione spinta dei minerali (cfr. Mulino a palle per la frantumazione dei minerali nell'acqua, in Res.... d. Assoc. miner. sarda, VII [1902], 1, pp. 29 s. È del 1903 (brevetto statunitense 726521) la macchina per la frantumazione e la cernita dei minerali, che costituì un ulteriore perfezionamento nel settore.

Nel campo delle cernitrici magnetiche il Ferraris, dopo aver confrontato e valutati i vantaggi e gli svantaggi delle macchine allora esistenti, ad esempio le Row, ne concepì due tipi che ne costituirono una notevole semplificazione; egli ideò inoltre un sistema per rendere magnetiche le ganghe limonitiche mediante calcinazione riducente, sistema che fu poi utilizzato a Monteponi. Il sistema di calcinazione utilizzava uno speciale forno a suola inclinata, che perfezionava i forni rotativi "per fini" dell'epoca e consentiva una migliore utilizzazione del locale carbone grasso del Sulcis. È del 1881 la modifica nei crivelli dell'eccentrico a corsa variabile ed è del 1889 l'applicazione del tubo di spillatura. Mentre la prima semplificava notevolmente l'apparecchio, la seconda permise di ottenere dei concentrati a tenori molto più costanti rispetto a quelli ottenuti con il precedente modello Harz. Il crivello così modificato è noto, nella letteratura tecnica straniera, con il nome di "crivello sardo s, termine che, in precedenza, si riferiva ad un crivello molto più semplice e primitivo.

Obiettivo specifico, in campo metallurgico, del Ferraris fu lo sfruttamento al massimo possibile dei minerali disponibili e, in particolare, di quelli più poveri. Problema specifico da risolvere, sino all'ultimo decennio dell'800, erano i minerali misti piombo-zinciferi e i minerali più poveri in piombo che, a causa delle spese di trasporto dalla Sardegna al continente, non potevano trovare acquirenti sul mercato esterno. Allo scopo il Ferraris progettò e diresse i lavori di costruzione della fonderia piombo di Monteponi che mise in esercizio nel 1894; portò poi gradualmente tale fonderia in grado di trattare tutti i minerali di piombo dalle miniere della società da lui diretta.

Dopo un primo tentativo infruttuoso, risalente al 1899, di utilizzare lignite sarda per alimentare con gas di gasogeno un forno a zinco, il Ferraris riuscì nel 1906 a sfruttare i gas residui delle Officine carboni fossili di Vadoligure, anch'essa di proprietà della Società di Monteponi, per alimentare, previa iniezione di olio pesante, un forno a zinco che trattava calamine (silicato basico di zinco) di Monteponi. Il Ferraris sostenne anche la convenienza nella metallurgia dello zinco, dell'applicazione dei processi elettrolitici o elettrotermici, per ottenere zinco allo stato di elevata purezza. Seguendo tale via il prodotto dell'arrostimento, di tipo solfatante, viene: lisciviato con una soluzione di acido solforico; ciò determina però anche la dissoluzione di altri elementi contenuti nella carica e, poiché alcunì di questi potrebbero depositarsi catodicamente, è necessaria una preventiva depurazione della soluzione di solfato mediante aggiunta di calce. Dato che il processo deve avvenire a 40º C circa, con tensioni da 3,25 a 3,5 V e con densità di corrente da 3 a 4 A/dm, il Ferraris previde di alimentarlo con una sorgente di energia elettrica a corrente continua e a basso potenziale. Allo scopo effettuò lo studio progettuale di una dinamo particolarmente adatta e rinunciò ai benefici connessi con la privativa industriale.


Questa pagina è stata realizzata grazie al prezioso aiuto di Roberto Camedda, amministratore del Gruppo Facebook GAMS (Gruppo Archeologia Mineraria Sardegna).

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