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La miniera di S'acqua bona è facilmente raggiungibile dalla S.S. 126. All'altezza del chilometro 69 della Statale, una deviazione in forte pendenza immette su una carrareccia che nel giro di due chilometri porta direttamente al complesso minerario. La fotografia con l'ausilio della piantina mostra l'insieme dei fabbricati esterni di S'acqua bona. Essi comprendono la laveria, la galleria principale (posta al disotto della laveria), la torretta dell'argano che portava alla laveria il materiale estratto dai pozzi superiori, i dormitori per i dirigenti e quelli per gli operai (nascosti). Particolare dell'interno della laveria visto dall'alto. Sono visibili tutta una serie di elementi e zone che svolgevano una funzione nell'estrazione del piombo dal materiale grezzo. Il laboratorio chimico annesso alla laveria. Particolare della laveria. Le pesanti catene servivano verosimilmente a frenare il materiale grezzo che scendeva dalla cisterna di raccolta nella griglia. La griglia, poi, lo selezionava in base alla sua pezzatura prima di sottoporlo al trattamento chimico. Il sistema catena-griglia-tramoggia è uno dei pochi elementi di ferro sopravvissuti alla devastazione del complesso. Le ultime due fotografie mostrano i locali dormitorio che completano il complesso di S'acqua bona. Nella prima viene mostrato l'edificio dove venivano ospitati gli ingegneri, o comunque il personale dirigente della miniera. Si tratta di tre stanze che si aprono su un andito, e di un locale comune, la cucina. Tutto l'insieme dimostra l'obiettivo di un certo decoro che mettesse bene in luce le gerarchie interne alla miniera. La seconda immagine mostra invece gli edifici in cui venivano ospitati gli operai. E' evidente una maggiore promiscuità e una minore ricercatezza nei fabbricati. Anche la posizione nello spazio sottolinea le diverse posizioni gerarchiche: infatti, i locali degli operai sono situati in basso, sul fondo della valletta formata dal torrente che scorre proprio a ridosso dei casamenti, ai piedi di un terrapieno in cima al quale è posto il locale mostrato dalla fotografia precedente. La Storia Il primo permesso di ricerca venne accordato a Angelo Nobilioni nel 1862, il quale poi lasciò le ricerche alla genovese Compagnia Generale delle Miniere, proprietaria anche della limitrofa miniera di Nieddoris; venne costruito anche un impianto di trattamento per separare la Galena dalla Sfalerite e dagli arseniuri di Nichel e Cobalto: questi infatti erano i costituenti dei due filoni mineralizzati principali chiamati Speranza e Nieddoris su cui si concentrarono i lavori. Risulta che a S'Acqua Bona già dal 1890 oltre alla galleria Speranza erano presenti quelle di San Giuseppe, Santa Barbara, Sant'Antonio, Sorgente ed Alfredo; inoltre vennero scavati i pozzi Santa Barbara, San Giuseppe e Della Fortuna (dal nome di una delle prime Società permissionarie). Fu agli inizi del '900 che la società di Genova richiese al comune di Fluminimaggiore la possibilità di costruire una laveria per il trattamento dei minerali, che fino a quel momento venivano passati attraverso dei semplici crivelli meccanici con grande perdita di minerale blendoso. Nel 1929 la miniera passò alla Società Anonima Industrie Minerarie Sarde mentre negli anni '40 prima l'Onorevole Vittorio Tredici e successivamente la Ditta del Comm. Giuseppe Gambaro si interessarono della miniera investendo anche per la costruzione di alloggi, officine ed una laveria gravimetrica. Nel 1947 la miniera passò dalla Pertusola alla Monteponi - Montevecchio (1965); le ultime società furono l'EMSA nel 1971 ed infine la SOGERSA. La miniera chiuse definitivamente nel 1975. Le mineralizzazioni a solfuri misti dell'area in esame vennero coltivate dai cantieri di S'Acqua Bona e di Nieddoris attraverso vari livelli di gallerie: livello Bartolucci, Fortuna, Maria collegate all'esterno tramite il Pozzo Lionello per quanto riguarda il cantiere di S'Acqua Bona; le gallerie Nieddoris, Lucifero, Sotto Lucifero collegate all'esterno tramite il pozzo Nieddoris per il cantiere omonimo. Altre miniere, permessi e ricerche Nieddoris (miniera di galena argentifera esplorata dalla Società Sardo Belga nel 1870 ed in seguito dalla Compagnia Generale delle Miniere; inizialmente fu costruita anche una piccola laveria meccanica per separare i minerali cerniti; in seguito i minerali vennero trattati nella laveria della limitrofa miniera di S'acqua Bona e quindi in quella di Naracauli ad Ingurtosu. Pibicu (o Pibiccu) è una ricerca per solfuri misti presso Nieddoris, dove c'era l'omonima galleria; ora in tale sito è presente una discarica di rifiuti generici. S'Enna 'e S'Acqua - Sa Minixedda - Is Ollastus (permessi minerari di scarsa importanza inglobati poi nella concessione di S'Acqua Bona). La notte del 20 febbraio del 1931 la guardia giurata Giuseppe Lixi di Gonnosfanadiga fu uccisa con un colpo di arma da fuoco nella laveria della miniera di S'acqua Bona. I minerali di S'Acqua Bona Anglesite, Annabergite, Argento nativo, Argentite, Arsenopirite, Auricalcite, Azzurrite, Barite, Bindheimite, Breithauptite, Brochantite, Cerussite, Calcite, Calcopirite, Cobaltite, Crisocolla, Ematite, Emimorfite, Eritrite, Fluorite, Galena, Gersdorffite, Greenockite, Linarite, Malachite, Mimetite, Nichelina, Pirargirite, Pirite, Piromorfite, Pirrotina, Proustite, Quarzo, Sfalerite, Siderite, Smithsonite, Tetraedrite, Zolfo. Visualizzazione ingrandita della mappa Bibliografia MURTAS ALBERTO e BRUNO "Piccole Antiche Care Miniere...Da Gutturu Pala a S'Acqua Bona" - Quaderni di storia Fluminese n.4 - Carbonia 2000. STARA P., RIZZO R., TANCA G.A. "Iglesiente - Arburese, Miniere e Minerali, Vol 1" - Edizione associazione e gruppi mineralogici italiani. FADDA ANTONIO FRANCO "Sardegna, Guida ai tesori nascosti" - Ed. Coedisar, Cagliari 1994. ZORZI ARTURO "Relazione dei lavori esistenti nella miniera S'Acqua Bona" - Biblioteca Universitaria di Sassari, 1890. LOVISATO DOMENICO "Sulla Senarmontite di Nieddoris in Sardegna e sui minerali che l'accompagnano in quella miniera" - Estratto da Accademia dei Lincei Vol. III, 1894. BILLOWS E. "Analisi della Natrolite della miniera di Nieddoris e delle altre Zeoliti Sarde" - Tip. Virgilio Musanti, Cagliari 1925. Carta Geologica 1:25.000 Capo Pecora-Guspini, Foglio 224-225. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997.
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