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La miniera di Genna Rutta (si trova anche il toponimo: "Genna Arrutta" e/o "Genna Arutta" e/o "Genn' e Rutta" e/o "Gennarutta", ma anche "Gennaruta": traduzione letterale dal sardo Genna Grutta = "Porta della Grotta", per la presenza in vicinanza del passo di una grotta; una seconda interpretazione riporta alla presenza in quella zona di una pianta detta "ruta") è ubicata a breve distanza dalla miniera di Monte Agruxiau ad Ovest di Iglesias. Per raggiungere la miniera di Genna Rutta bisogna percorrere la circonvallazione di Iglesias in direzione Fluminimaggiore; superato il castello minerario di Agruxiau si prende la seconda traversa a sinistra all'altezza di una cava di inerti e dopo qualche km di strada sterrata si giunge al villaggio della miniera. Questo pur risultando abbandonato da tempo presenta un notevole fascino, forse perchè immerso in una stretta e rigogliosa valle. Le umili abitazioni dei minatori, di cui ora rimangono solo i ruderi sono ubicate ai lati della vallata, alternate da discariche ed edifici industriali. A fondo valle sorgono i ruderi della grande laveria, mentre nella parte alta del villaggio era posizionata la casa del direttore. La Storia La miniera di Genna Rutta venne accordata in concessione nel 1873 alla Società Henfrey Etchats & C. Il titolo minerario prevedeva la coltivazione di minerali di zinco in un'area di 211 ettari. La coltivazione venne estesa anche a minerali di piombo e furono costruite le seguenti gallerie: Piras, Carolina, Vallata, Mugnotz, ed Emilia. Fino al 1884 la miniera era sotto la direzione del Cavalier Pietro Fontana; negli anni che seguirono fu diretta anche dall' Ing. Carlo Marx (vedi Miniera di Pubusinu - Fluminimaggiore). Nel 1896 la miniera pervenne alla Società metallurgica di Boom, che riprese i lavori nella Galleria Mugnotz; inoltre nel 1902 sotto la direzione della Società M. di Boom venne costruito l'impianto elettrico utilizzando una dinamo (da 80 Ampere - 225 Volt) per la produzione dell'energia necessaria all'azionamento di 2 motori: uno per il pozzo e l'altro per un piano inclinato. Nel 1910 la laveria era alimentata da una macchina a vapore Baderia da 27 HP; l'impianto di trattamento era composto da: un frantoio a mascelle ed uno a cilindri, uno sfangatore rotante, un nastro continuo, un vibrovaglio e dieci crivelli; l'anno dopo vennero installate le cernitrici magnetiche. Nel 1914 la coltivazione venne sospesa a causa di un cedimento all'interno di una galleria, che danneggiò pesantemente anche il pozzo di estrazione. Nel 1936 i lavori vennero ripresi dalla Soc. Vieille Montagne, mentre dal '52 al '66 operò nell'area l'AMMI. Il villaggio della miniera di Genna Rutta era composto oltre che dalle umili case dei minatori e dalle stalle, dalla mensa, dallo spaccio, dai magazzini, dall'ufficio del telegrafo, dall'infermeria e dalla casa del direttore, di cui rimangono tuttora i ruderi. I minerali di Genna Rutta Barite, Emimorfite, Galena, Monteponite e Ossidi di Cadmio. Questa pagina è stata realizzata anche grazie al prezioso aiuto di Massimiliano Carboni (Archivio Massimiliano Carboni). Bibliografia FADDA ANTONIO FRANCO "Sardegna, guida ai tesori nascosti" - Cagliari, Ed. Coedisar, 1994. SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna" 1871. Carta Geologica 1:25.000 Capo Pecora-Guspini, Foglio 224-225. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997. Questa pagina ? stata visitata 65023 volte |
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