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(Miniere di Iglesias - Marganai)
Miniera di Cruccueu - Su Salixi Nieddu

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La miniera di Crucueu - Su Salixi Nieddu è raggiungibile da Domusnovas, in direzione della più famosa miniera di Barraxiutta; infatti per arrivare a Cruccueu è necessario svoltare a destra sul ponticello posizionato prima di raggiungere i ruderi di Barraxiutta. Una volta intrapresa la stradina bianca si prosegue in direzione Est costeggiando un piccolo invaso e poi oltre nonostante la via si faccia sempre più stretta e sconnessa. Solo dopo qualche Km è possibile scorgere in lontanaza le antiche discariche di Cruccueu, e una volta giunti ai primi ruderi minerari, l'impressione è quella di una fantastica scoperta: il sito si presenta incastonato in una stretta e rigogliosa valle solcata dal rii Siuru e Salixi Nieddu, i cui unici guardiani sembrano essere gli antichi ruderi minerari. Nonostante la miniera di Cruccueu sia stata in passato una piccola miniera, la bellezza del luogo restituisce importanza ai suoi antichi ruderi.

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La Storia

La miniera di Cruccueu venne scoperta nel 1887 ed accordata in concessione per galena argentifera a W. Stephens della Società Marganai Forest and Mining che vi costruì anche una laveria meccanica con macchina a vapore da 12cv.

La miniera nel 1890 era di proprietà della Monteponi che coltivava una mineralizzazione a piombo e zinco incassata nel calcare ceroide. Nell'area sorse il piccolo villaggio dei minatori ed un impianto di flottazione.

Nel 1924 la miniera passò alla Società Mineraria D'Oridda che effettuò modeste coltivazioni.

Dagli anni '50 la miniera passò attraverso svariate proprietà: prima agli imprenditori R. Massole e E. Marchei di Iglesias, poi alll'AMMI Spa nel 1961 che tentò con scarsi risultati di proseguire la coltivazione mineraria.

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I minerali di Cruccueu

Galena argentifera, Solfuri misti.


Bibliografia

STARA P., RIZZO R., TANCA G.A. "Iglesiente - Arburese, Miniere e Minerali, Vol 1" - Edizione associazione e gruppi mineralogici italiani.

FADDA ANTONIO FRANCO"Sardegna, Guida ai tesori nascosti" - Ed. Coedisar, Cagliari 1994.

Carta Geologica 1:25.000 Capo Pecora-Guspini, Foglio 224-225.

Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997.

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