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La miniera di Caput Acquas fu concessa nel lontano 1878 all'Ing. Leon Gouin, poi ceduta al Sig. Filippo Birocchi e quindi all'Ing. Anselmo Roux nel 1896. A fine '800 la produzione si attesteva sulle 500 tonnellate all'anno con una decina di operai. Il massimo della produzione venne raggiunto nel 1938 con 516 operai. Le lavorazioni e le attività minerarie che comprendevano gallerie, traverse, pozzi e discenderie sin dall'origine hanno interessato i cantieri Rodi, Baylle, Tolmetta, Ferruccio, Derma e Tripoli. Ad Est della concessione era presente la concessione di Piolanas, nota già dalla fine dell'800 e rimasta attiva con alterne vicende fino al 1927. La concessione Piolanas passò poi alla Soc. Min. Carbonifera Sarda che vi rinunciò nel 1956. In questa miniera vennero realizzate gallerie, discenderie, trincee ed un pozzo (Magnini). Venne anche realizzato un magazzino ed un ufficio per il sorvegliante. Nel settembre del 1913 la miniera di Caput Acquas passò alla Soc. Carbonifera di Bacu Abis. In questo periodo si coltivava il giacimento nei cantieri Tripoli, Bengasi, Derna e Rodi e si completò il ribasso Ferruccio. Nel 1916 venne completato un impianto di trasformazione da 50 hp per alimentare i martelli pneumatici. All'esterno invece funzionava a pieno regime la ferrovia lungo 6 km a trazione a vapore che collegava Caput Acquas con la stazione lungo la ferrovia Monteponi-Portovesme. Nel 1922 nel cantiere Baylle la discenderia n. 1 fu prolungata fino a 38 metri e si iniziarono le coltivazioni nel I e II livello. Vennero inoltre continuati i lavori nelle discenderie n. 2 (Ferruccio) e n. 3 (Baylle). Nel 1929 la miniera fu concessa in perpetuo alla Soc. Anonima di Bacu Abis. Si iniziarono i lavori di una discenderia nel cantiere Rodi; il giacimento nel cantiere Baylle risultava già esaurito. Nel cantiere Tolmetta venne invece scavato un pozzo che attraversava il II e III strato. Nei primi anni '30 venivano collegati i silos del pozzo Tolmetta alla decauville Caput Acquas - Sirai, così come quelli tra la discenderia Rodi e il pozzo Tolmetta. Nel 1932 anche il giacimento nel cantiere Rodi risultava esaurito. I lavori si concentrarono nella discenderia Bertini e nel ribasso Tolmetta. Nel 1934 la miniera passò alla Soc. Carbonifera Sarda che fece domanda di rinuncia nel marzo del 1957. In realtà già dal 1935 la miniera risultava inattiva. Dal '39 parte della concessione mineraria venne inglobata nella sezione Tanas della miniera di Sirai, in particolare il giacimento a sud della faglia Est-Ovest; invece il giacimento ad Ovest della faglia fu coltivato dalla limitrofa miniera di Cortoghiana - Flumentepido (nel 1957 Cortoghiana Nuova), mentre il giacimento ad Est risultava già esaurito. La concessione di Caput Acquas ebbe nuova vita come permesso "Barbusi I" dal 1957 al 1958 con la Soc. So.MIN.Sa del Dott. Albino Frongia di Arbus. Dal 1957 al '60 il Sig. Ilario Angiolini di Iglesias richiedeva un nuovo permesso per combustibili fossili dal nome "Santa Barbara I" per un'area di 230 ettari. I lavori erano concentrati nei cantieri di Pozzo n.1 (profondo 14,5 m), n. 2 (profondo 18,5) e n. 3 (profondo 27 metri). A Piolanas sotto le direttive del Sig. Angiolini e del P.M. Antonio Soucup lavoravano una dozzina di operai che fornivano una produzione di circa 15 tonn/giorno. Il tout venant veniva trasportato al cantiere Santa Barbara (Caput Acquas), distante circa 3 km, dove sorgeva un piccolo impianto di arricchimento. A Planu si Ollionis (Arrienas) una trentina di operai produceva circa 35 ton/giorno. Il mercantile aveva una potere calorifico tra le 5000-6000 cal/ton a seconda del tipo più scistoso o meno inquinato da residui argilloso-marnosi. Tale carbone veniva venduto a 8000 lire a tonnellata. Nel 1963 la Ditta Angiolini Ilario trasferiva alla Soc. Mineraria Carbonifera Sarda il permesso di ricerca nell'area di Piolanas, con l'intenzione di coltivare il giacimento a cielo aperto. La società realizzò una campagna di sondaggi, aprì nuovi fronti di scavo e studiò l'installazione di un impianto di frantumazione. Nel 1959 in località Terra Segada risultavano lavori nella discenderia Bertini (appartenente all'omonimo cantiere della concessione Caput Acquas) e presso la galleria Sartori (presso il rio Flumentepido). Tutti questi permessi di ricerca ebbero presto una brusca contrazione vista la difficoltà di collocare sul mercato la produzione di carbone, anche perchè molte ditte iniziarono ad utilizzare la nafta per alimentare gli impianti di combustione. Geologia e Giacimento Nella miniera di Caput Acquas si coltivava un giacimento carbonifero stratiforme diviso in 2 parti dalla presenza di una faglia NNW-SSE. I banchi carboniosi Eocenici coltivati nell'area di Caput Acquas e Piolanas appartenevano a 2 bacini distinti separati da una dorsale Paleozoica; Infatti mentre il bacino di Caput Acquas apparteneva allo stesso di Carbonia, quello di Piolanas - Planu Is Olionis era un bacino carbonifero distinto, separato per tre lati da formazioni Paleozoiche. Bibliografia Archivio Emsa-Progemisa. Società Anonima Bacu Abis "Il Carbone fossile di Bacu Abis", 1926. Carbosulcis "Il Bacino Carbonifero del Sulcis", 1994. PIGA VITALE "Il Giacimento Carbonifero del Sulcis, Carbonia", 1917. MEZZOLANI SANDRO e SIMONCINI ANDREA "Sardegna da Salvare. Storia, Paesaggi, Architetture delle Miniere" - VOL XIII. Nuoro, Ed.Archivio Fotografico Sardo, 2007. SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna", 1871. Carta Geologica 1:25.000 Iglesias, Foglio 233, 1938. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997. Questa pagina ? stata visitata 62191 volte |
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