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Il punto di partenza dell'itinerario per la miniera di Fenugu Sibiri è lo stadio comunale di Gonnosfanadiga.
La miniera di FENUGU SIBIRI - PIRA INFERIDA è ubicata in territorio di Gonnosfanadiga lungo una stretta e profonda valle,e fu concessa per minerali di Piombo, Zinco, Argento, Nichel e Cobalto; essa è organizzata su quattro livelli lungo il versante sinistro del Canale Nuratzonu (in questi luoghi lo stesso corso d'acqua può avere molti nomi diversi lungo il suo cammino), che culmina nella pianoro chiamato Pira Inferida. Dalle foto sottostanti, è possibile distinguere la carrareccia e la laveria in basso, e i vari livelli verso l'alto segnalati dalle discariche. In basso, sul ciglio della carrareccia, si affacciano alcuni impianti in cui il materiale estratto subiva una prima fase di arricchimento. Oltre agli impianti della fotografia precedente, nella miniera di Fenugu Sibiri sono presenti altri due edifici. Il primo è subito a ridosso degli impianti, ha una sua "signorilità", se così possiamo dire, e doveva probabilmente svolgere la doppia funzione di alloggio per il direttore dei lavori, e sede del generatore elettrico. Il secondo, documentato dalla fotografia, era l'alloggio per gli operai. L'edificio sorge su un terrapieno oltre il piccolo torrente che sale verso il pianoro di Pira Inferida, dove era situato un cantiere minerario appartenente alla miniera di Fenugu Sibiri. Quest'ultimo edificio risulta a rischio crollo, in quanto il terrapieno su cui è stato costruito subisce un continuo dilavamento e si sposta verso valle, compromettendo la stabilità dell'edificio. Dal dormitorio si ascende per qualche metro lungo il versante sinistro del torrentello fino ad arrivare a una prima tramoggia che convogliava tutto il materiale proveniente dall'alto verso gli impianti di primo trattamento posti in basso. Dalla tramoggia parte verso l'alto, in forte pendenza, un piano inclinato in pietra che convogliava il materiale grezzo verso di essa sfruttando la forza di gravità. Il piano inclinato è collegato alla prima galleria da una stradina ricavata col materiale di scarto della miniera. Siamo al suo secondo livello. Da questa posizione si ha una visione chiara e comprensiva del complesso. Il tutto dà l'idea di un perfetto ed efficace adattamento dell'impianto al territorio e alla disposizione degli antichi filoni. La galleria che si apre nel secondo livello è collegata con il livello successivo da una seconda tramoggia, più piccola rispetto alla prima. Qui era convogliato, con un secondo piano inclinato, il materiale che si estraeva dalla galleria del terzo livello. Proseguendo verso l'alto si accede al terzo imbocco della miniera, posto nel quarto e ultimo livello della stessa. Storia di Fenugu Sibiri In questa miniera a partire dal 1871 si alternarono con alterne fortune le Società Malfidano (1871-1935), AMMI (1936-40) e Monteponi-Montevecchio (1950-68); vedi storia della miniera. L'attività mineraria si concentrò prevalentemente nei cantieri di Pira Inferida, Santa Barbara e Speranza evidenziando 2 filoni principali: il filone del Nichelio ed il filone del Piombo. Nel 1939 venne costruita una laveria meccanica nel cantiere Speranza, dotata di reparto di frantumazione e cernita su nastro e di un reparto idrogravimetrico con mulino a sfere, 4 crivelli inglesi e 4 tavole (a scossa). Tale laveria disponeva di un motore da 65 CV e poteva trattare circa 3 tonn di minerale all'ora. Venne costruita anche una teleferica di 155 metri che collegava Pira Inferida col Cantiere Santa Barbara; Al culmine della produzione (anno 1937) lavoravano in questi cantieri circa 168 operai che estraevano, 50 tonnellate di galena e 47 tonn. di minerali di cobalto e nichel (in quell'anno). Storia di Fenugu Sibiri Il primo Permesso Minerario fu accordato al sig. Carlo Ferri nel 1870 per minerali di piombo, zinco, nickel e cobalto. Successivamente la miniera fu data in concessione all'ingegnere francese Emile Jacob e al sign. Vittorio Baron, con decreto del 17 gennaio 1876. La concessione prevedeva l'estrazione di minerali di piombo, zinco, nichelio, cobalto, ma anche bismuto e argento. La miniera non fu mai molto produttiva, anzi, a dire dell'ingegnere capo del Distretto minerario di Iglesias L'affermazione data al 1907 e si pone in un contesto di cui parleremo in seguito. Alla improduttività della miniera si dovette probabilmente aggiungere la cattiva congiuntura che negli anni Ottanta e Novanta del secolo XIX aveva colpito l'industria mineraria e l'economia europea in generale, e che determinò il fallimento delle società meno solide. Fattostà che lo Jacob(che nel mentre era stato nominato dal Baron procuratore per gli affari riguardanti Sibiri) tenta subito di liberarsi della concessione. Infatti nel 1884, a sua volta, nomina l'ing. francese Leone Goüin (un personaggio inserito in molti affari ruotanti attorno alle miniere della zona, ma soprattutto del Sarrabus) proprio procuratore con l'incarico di vendere la concessione di Fenugu Sibiri. L'affare è concluso in pochi mesi, tanto è vero che nel luglio dello stesso anno la miniera passa alla Società la Fluminese. Nel giro di pochi anni, però, tale società fallisce: infatti, nel giugno del 1890 è posta in liquidazione e la miniera di Fenugu Sibiri retrocede al vecchio proprietario, gravata tuttavia dei diritti che su di essa accampano gli eredi Goüin. Ma l'instancabile ingegnere non si perde d'animo, e nel 1892 tenta di nuovo di vendere la concessione, e a tal fine nomina suo procuratore il sign. Paolo Pellegrandi. Nello stesso periodo gli eredi del Baron rinunciano a tutti i diritti sulla concessione. In tutto questo periodo, come abbiamo messo subito in risalto, la miniera è praticamente inattiva e in completo stato di abbandono. La situazione arriva a un punto tale che nel 1901 lo Jacob riceve dal Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio un decreto ingiuntivo a riprendere i lavori entro un anno, pena la revoca della concessione. Tuttavia, il nostro protagonista doveva avere buone e utili conoscenze, dal momento che i lavori non furono ripresi, senza che questo significasse l'attuazione del decreto. Il verbale di un sopralluogo eseguito da un ingegnere del Distretto minerario di Iglesias nel dicembre del 1905, mette in risalto lo stato di abbandono in cui versano le strutture minerarie sia interne che esterne. Nel 1906 lo Jacob, che ormai risiede a Cagliari, fa un ultimo tentativo di sottrarsi alla minaccia sempre più pressante di revoca della concessione. Stipula, infatti, un contratto con un avvocato francese, tale Paolo Guinebertiere, a cui cede in affitto per un anno la miniera di Fenugu Sibiri perché vi effettui delle ricerche minerarie. Questa mossa è tesa a guadagnare tempo: le ricerche, infatti, sarebbero quelle attività minerarie che con insistenza sempre maggiore gli vengono ingiunte. L'anno successivo Jacob richiede l'estensione della concessione della miniera di Fenugu Sibiri anche per i minerali di piombo, zinco, rame, bismuto, arsenico e argento. Per ottenere tale estensione era necessario aver attuato i famosi lavori di ricerca che provassero l'esistenza di tali minerali. Ma questi lavori pare non siano mai stati attuati, se è vero che l'ingegnere capo del Distretto minerario di Iglesias dà parere negativo alla richiesta, con la motivazione che la miniera era stata e continuava a essere tuttora inattiva. Ormai il nostro scaltro ingegnere era con le spalle al muro. Ma evidentemente il tempo intercorso dal primo decreto di ingiunzione del 1901 al 1907 non lo aveva visto inattivo nei suoi tentativi di liberarsi con profitto della miniera. Nel 1908, infatti, riesce a vendere finalmente la concessione. L'acquirente è la Società Anonima Malfidano, solida società francese proprietaria delle miniere di Buggerru. Il 29 maggio 1908 avviene la firma del contratto presso il notaio Giuseppe Sulis di Cagliari, stipulato tra il nostro Jacob, l'ing. Carlo Floris Thorel in rappresentanza degli eredi Goüin, e l'ing. Achille Georgiades (si, proprio quel Georgiades che ebbe un ruolo di primo piano nell'eccidio di Buggerru avvenuto quattro anni prima; per una vivida descrizione dei fatti si vedano le pagine relative nel romanzo di Giuseppe Dessì "Paese d'ombre", direttore e procuratore generale della Malfidano. Il contratto impegnava la società francese a versare 5 franchi all'anno (del resto si faceva tutto tra francesi, o no!?) per ogni tonnellata di minerale povero estratto (piombo, zinco, rame, arsenico o altro); 15 franchi all'anno erano dovuti invece per ogni tonnellata di minerale ricco (nichelio, cobalto, bismuto e argento). Il versamento doveva avvenire semestralmente. Il 75% spettava allo Jacob, il restante 25% all'ingegner Floris Thorel, a suo fratello Francesco (anch'egli ingegnere) e agli eredi Goüin. Da questo momento in poi lo Jacob esce definitivamente dalla storia di Fenugu Sibiri. Da quanto abbiamo detto risulta chiaro che la vicenda di Fenugu Sibiri fino a questo momento è da inserire nel più vasto fenomeno che interessò il settore minerario della Sardegna sud occidentale negli anni '60 - '80 del secolo XIX. In questo periodo la regione fu ispezionata in lungo e in largo alla ricerca di giacimenti. In genere si trattava di ingegneri con accentuato senso degli affari che classificavano i maggiori giacimenti, acquistavano quelli più ricchi per gestirli in proprio o in compartecipazione con aziende nazionali o estere. Oppure, spesso li cedevano dopo aver avviato la produzione, ricavandone lauti guadagni. Uno di questi era l'ing. Goüin già incontrato. Il nostro Jacob sembra essere una figura minore di questo mondo di ingegneri-affaristi. Chiare sono le sue relazioni con la Malfidano. Suo padre, anch'egli ingegnere, risiedeva a Buggerru (in quel tempo chiamata "la piccola Parigi") e presumibilmente era alle dipendenze della stessa Malfidano. Più in generale, per inquadrare ancor più tutta la vicenda, la storia della nostra piccola miniera si inserisce nella politica delle grandi potenze europee tesa a diversificare e controllare le fonti di energia e materie prime. Nell'Europa dei nascenti imperialismi la diversificazione delle fonti di approvigionamento diventò una strada obbligata quando le miniere del Nord (della Svezia e del Belgio, soprattutto) si impoverirono e il capitale tedesco cercò di trarre profitto dalla situazione per controllare il mercato. Sardegna e Spagna costituirono dunque per un certo tempo la "nuova frontiera" degli imprenditori minerari del Nord Europa, favorendo quell'intenso sviluppo dell'industria di piombo e dello zinco che caratterizzò il ventennio 1860-1880. (Gianfranco Tore - Gli imprenditori minerari dell'Ottocento). Volete un dato ulteriore a conferma di quanto detto e citato? Eccolo: prima di arrivare in Sardegna nel 1894 lo Jacob era residente in Spagna. I documenti non fanno capire a fare cosa, ma è lecito pensare che anche lì lo abbia portato qualche affare legato al settore minerario. Ma continuiamo la nostra storia. Dunque, ora Fenugu Sibiri è in mano alla Malfidano. I nuovi proprietari si danno subito da fare, iniziano i lavori, nominano il direttore di tali lavori (il sign. Ippolito Grimal) e il sorvegliante (il sign. Garau Sisinnio), assumono gli operai. Quanti? Non è dato sapere con certezza. È sicuro, però, che nel 1928 gli operai fossero cinque, compreso il sorvegliante, ma a questa data la miniera già versava in gravi difficoltà. Gli edifici per gli operai, ancora visibili, proverebbero, tuttavia, che gli operai non furono mai molti, una decina o qualcuno di più. La Malfidano fa anche qualche investimento, gli edifici che rimangono attualmente risalgono, infatti, presumibilmente a quel periodo. Compie delle ricerche che si rivelano fruttuose, tant'è vero che nel 1914 richiede l'autorizzazione (accordata) a estendere la concessione per l'estrazione di piombo. Scava altre gallerie più a nord lungo il corso del rio Nurazzonu. Insomma, forse per la prima volta nella sua breve storia Fenugu Sibiri, grazie ai giusti investimenti, diventa una miniera produttiva. Ma tutto ciò dura poco. Già nel 1925 la miniera risulta abbandonata. Tuttavia, la Malfidano non doveva aver perso tutte le speranze, perché nel 1929 richiede e ottiene la concessione perpetua. Ma nel '33 è costretta ad abbandonare e chiede l'accettazione da parte del ministero delle Corporazioni della dichiarazione di rinuncia alla concessione. Nel dare il suo parere favorevole all'accettazione l'Ingegnere Capo del Distretto minerario di Iglesias pone la richiesta della Malfidano all'interno di un contesto generale che comprende una difficoltà generalizzata dell'industria estrattiva europea, la particolare situazione di difficoltà in cui versa la Malfidano, e l'oggettiva sfavorevole ubicazione della miniera che aumenta i costi di produzione. Il 29 aprile del 1935 il ministero delle Corporazioni, con un proprio decreto, accetta la dichiarazione di rinuncia alla concessione di Fenugu Sibiri da parte della Soc. Malfidano. Prima della rinuncia da parte della Soc. Malfidano le coltivazioni erano concentrate nei cantieri: Santa Barbara coltivata su 4 livelli sboccanti a giorno: Galleria Santa Barbara (q. 491,65 m), Galleria Intermedia (q. 502,75 m), Ribasso Vittorio superiore(q. 523,98 m). Pira Inferida costituita da 4 gallerie: Pira inferida n. 1 (q. 643,69 m), n.2 (q. 662,30 m), n.3 (q. 679,94 m), n.4 (q. 697,27 m). Speranza costituite da 6 gallerie da quota 456, 55 a quota 619,20 metri. Il 12 febbraio del 1936 il permesso di ricerca passò alla Soc. Anonima Nichelio e Metalli Nobili (AMMI). In questo periodo si ripresero i lavori nei cantieri di Santa Barbara e Pira Inferida. fu inoltre ultimata la strda dal livello Santa Barbara al piazzale, oltre alla strada camionabile da Perda Marcada a Sibiri dove vennero costruite baracche per la direzione, la cucina, la dispensa ecc. Nel 1937 furono realizzate anche le case per gli uffici, i magazzini e gli alloggi per gli operai e per gli impiegati. Nei cantieri Pira Inferida e Santa Barbara il trattamento dei grezzi avveniva nei piazzali con cernita a mano e lavaggio mediante crivelli inglesi. In questo periodo (1939) la società pensava alla realizzazione di una laveria con impianto di flottazione a Is Prunas nella miniera di Genna S'Olioni, della stessa proprietà. A Fenugu Sibiri venne inoltre ultimato l'impianto della linea elettrica da 15.000 Volt con relativa cabina di trasformazione da 15.000 a 500 volt. Sempre nel 1939 fu realizzata la laveria idrogravimetrica "Speranza" da 3 tonn./ora. Infine, dal 1950 al 1968 la miniera venne gestita con modesto risultati dalla Soc. Monteponi- Montevecchio per un'area di 1004 ettari. Vi si coltivavano i cantieri: Filone e Cantiere Speranza: Galena. Filone e Cantiere Togoro: Wolframio. Vena Nord del permesso: Wolframio. Filone e Cantiere Pira Inferida: Nickel e Cobalto. Filone e Cantiere Santa Barbara: Nickel e Cobalto. Altre località minerarie (ricerche e permessi) GENNA PADENTI - ricerche di Wolframio, negli anni '40 da parte della Società Anonima Nichelio e Metalli Nobili (AMMI). CUCCURU PEIORRI - esplorazione di un filoncello mineralizzato a Nichel e Cobalto. BAGUBA- PUNTA S'ERBACEU - GENNA MUXERRU - permessi di ricerca del 1870 per minerali di Piombo e Zinco. Nel 1911 venne rilasciato un permesso per piombo, argento, zinco e altri ai Sigg. Angius e Concas. SAN PIETRO - permesso di ricerca per Solfuri misti relativo al 1934 e accordato alla Ditta E. Pinna Garau di Cagliari. TOGORO - NURAXI TOGORO (vedi scheda) - permessi di ricerca attivi dal 1870 per Piombo, Argento e Nichel; dagli anni '20 del '900 si susseguirono nell'area la Banca di Sconto Italiana, la Società Ansaldo, l'AMMI e la Società Cogne. Esplorazioni minerarie citate da Quintino Sella in territorio di Gonnosfanadiga (1881). Loc. Fenugu Sibiri, Perda Pibera, Baguba, Nippis, Su Lacu, Toguru, Zairi. delle Miniere in Iglesias e grazia all'Archivio EMSA-Progermisa Il testo è stato realizzato da Sandro Arcais e Massimo Scanu. Bibliografia ARCHIVIO EMSA-PROGEMISA. FADDA ANTONIO FRANCO "Sardegna, guida ai tesori nascosti" - Cagliari, Ed. Coedisar, 1994. STARA P., RIZZO R., TANCA G.A. "Iglesiente - Arburese, Miniere e Minerali, Vol 2" - Edizione associazione e gruppi mineralogici italiani. LAURO CARLO "Ferbenite di Miniera Sibiri (Gonnosfanadiga Sardegna)" - Estratto da Rendiconti del Sem. della Fac. Scienze Università di Cagliari, Vol. XIII, 1943. ROSSETTI VASCO "Su una kottigite nichelifera di Punta Pira Inferida (Gonnosfanadiga Sardegna)" - Estratto dal Periodico di Mineralogia, Anno XIII, n. 2, Maggio 1942. "Relazione sul servizio minerario e statistica delle industrie estrattive in italia negli anni 1936-38-39" - Corpo Reale delle Miniere n. 62, 64, 65. Carta Geologica 1:25.000 Capo Pecora-Guspini, Foglio 224-225. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997.
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