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Bortigiadas è un paese di circa 800 abitanti, posto a 11 km da Tempio, tra l'Anglona e la Gallura, il cui nome deriva dal toponimo logudorese "Corticulata" (poi divenuto "Gorticlata" e quindi "Borticlata") che significa "paese dai tetti di sughero". Il territorio di Bortigiadas venne esplorato già a metà del 700 per ricercare minerali di rame, e tale conferma arriva dal Baldracco il quale citando uno scritto dell'Ing. Mameli, afferma che nel 1746 un tale Francesco Busco, di origine piemontese scoprì una miniera di rame, argento e (forse!) oro in territorio di Tempio, ed informò di questo il Conte di Viry. La Geologia Dal punto di vista geologico l'area di Bortigiadas è caratterizzata prevalentemente da rocce magmatiche intrusive appartenenti al Ciclo Ercinico del permo-carbonifero, facenti parte dell'Unità Intrusiva di Tempio Pausania che comprende: pegmatiti, micro-leucograniti, leucograniti, monzograniti, granodioriti e tonaliti; tali rocce granitiche sono talvolta attraversate da filoni dioritici e riolitici. Le Miniere L'area di Bortigiadas nasconde le testimonianze di antichi lavori minerari di cui ora è rimasta pochissima traccia sia nella memoria degli abitanti, che nel territorio stesso. Di tutti i permessi di ricerca rilasciati per ricercare minerali di rame, piombo, zinco e ferro, quello di Li Menduli (trad. I Mandorli) è il più importante, perchè ne venne rilasciata la concessione mineraria; per tale motivo quest'ultima può essere considerata una miniera vera e propria. Se si aggiunge inoltre (da voci di paese tutte da confermare!) che la permissionaria della miniera era proprietaria di 2 bordelli a Olbia e a Tempio, la storia di questa miniera assume toni inaspettati. L'interesse per i ricercatori nella zona è accertato a partire dai primi del '900, ma fu intorno al 1918 che un permissionario di Tempio, tale Sig. Ferruccio Sorcinelli concentrò le sue attenzioni in questo territorio richiedendo diversi permessi di ricerca: Cuccurualto (1919-22 per minerali di piombo, zinco, antimonio e argento), Frassu (1919-22 per minerali di piombo, zinco, antimonio e ferro), Fungone o Fungoni (1919-22 per minerali di piombo e argento), Li Menduli 1 (1919-22 per minerali di piombo, zinco, argento, rame, ferro, antimonio e manganese), Monte Ruiu - Nuraghe (1918-21 per minerali di piombo, zinco, rame e antimonio), Sedda (1918-21 per minerali di piombo, ferro, zinco e rame) e Tungone (1919-22 per minerali di piombo, zinco, antimonio e argento). Altri permessi di ricerca furono quelli rilasciati al Sig. Salvatore Multineddu di Tempio con i nomi di Monte Crastu (1920-22 per minerali di ferro e rame), Figa Ruia (1937-39 per minerali di piombo, rame e argento) e Paulisi (1937-39 per minerali di piombo, zinco, ferro e rame). Dal 1965 al '71 il Sig. L. Cioni ricercò minerali di rame con i permessi di San Pancrazio, Santa Lucia (Li Menduli?) e La Petra Ruia. Importante citare anche il fatto che la Società Bacu Abis operò nel territorio di Bortigiadas negli anni '30 per ricercare minerali di rame, ferro e grafite con i permessi di Terraggiu e Punta Ventosa; in particolare a Terraggiu, presso il Molino Sennorese, venne realizzata una galleria lunga 80 metri con 2 traverse per ricercare minerali di rame e ferro (pirite). La Miniera di Li Menduli Già nel 1916 nel permesso di ricerca chiamato "Li Menduli 2" erano stati eseguiti lavori di ricerca su un filone lamprofirico, mineralizzato a carbonati e solfuri di rame: tali lavori consistevano in 2 gallerie sovrapposte, un pozzo profondo 20 metri e una trincea. Nel 1919 in tale permesso di ricerca proseguirono i lavori nelle 2 gallerie sovrapposte a 30 metri di dislivello l'una dall'altra: la galleria superiore (chiamata inizialmente galleria n.2) fu approfondita fino a 15 metri, mentre quella inferiore (galleria n.3) fino a 100 metri. Qualche anno dopo, negli anni 22-23, le gallerie furono ulteriormente approfondite, così come il pozzetto (realizzato all'interno della galleria n.3), che seguiva un filetto di calcopirite: la mineralizzazione si dimostrò costante, ma scarsa. Il 29 gennaio del 1936 con Decreto Ministeriale, il permesso di ricerca di Li Menduli passò alla "famosa" Prof.ssa Margherita Sanna la quale concentrò i lavori di ricerca nelle gallerie di ribasso e in direzione; l'intento era quello di accertare l'importanza di alcune manifestazioni cuprifere in un filone lamprofirico che attraversava un ammasso dioritico, emergente dal granito. Vennero quindi intensificati i lavori nelle gallerie poi chiamate Margherita e Catalina, nonchè nel pozzo Andrea Sanna. Con tali lavori vennero accertate 15-20.000 tonnellate di grezzo al 2% di rame, che indusse i concessionari a pensare alla costruzione di un impianto di flottazione da 30 tonnellate al giorno. Nel settembre del 1939 venne presentata domanda di concessione mineraria, rilasciata il 21 giugno del 1940 ai Sigg. Prof.ssa Margherita Sanna, Col. Giovanni Mannai, Magg. Vito Fione e Cap. Gerardo Sciarillo in un'area di 172,7016 ettari per 20 anni; i limiti della concessione avevano come capisaldi Femmina Morta, San Pancrazio, Santa Lucia, Cantoniera la Fumosa e la strada tra Femina Morta e Fumosa. Nonostante le premesse fossero buone, purtroppo la miniera non ebbe molta fortuna e diversi eventi ne condizionarono la sorte: si ha notizia infatti che nel 1943 dalla miniera partirono 500 tonnellate di minerali di rame in direzione di Porto Marghera in Veneto, ma malauguratamente la nave con il suo prezioso carico affondarono, così come i progetti di realizzazione dell'impianto di trattamento. Nel 1948 i titolari chiesero di poter sospendere i lavori per un anno, ma poichè nel 1953 i lavori non ripresero, la concessione venne dichiarata decaduta. In tempi più recenti la Progemisa eseguì dei lavori per accertare la consistenza del giacimento di Li Menduli, ma la miniera non riaprì più e venne cancellata quasi dalla memoria degli abitanti, oltrechè inghiottita e occultata dai rovi. Ora la miniera risulta difficilmente accessibile, in un terreno privato e attende un progetto di valorizzazione che prenda in considerazione anche il museo Mineralogico del paese, da tempo non fruibile. La Ferrovia Il 20 marzo del 1913 il Consiglio Comunale discusse ed approvò un memorandum da inviare alle Autorità Superiori per protestare contro il nuovo tracciato ferroviario della linea Sassari-Tempio-Palau, che escludeva i paesi di Bortigiadas e Aggius. Per tali comuni la ferrovia era l'unico modo per uscire dall'isolamento; nel 1917 il Prefetto propose alle amministrazioni interessate di concorrere alla costruzione della ferrovia e l'amministrazione di Bortigiadas rispose con una delibera di cui citiamo un interessante stralcio: "... Considerate che le strade, come lasciò scritto un insigne parlamentare, sono come le arterie e le vene che portano la vita per ogni dove; che la viabilità è il primo fattore di prosperità e civiltà di un paese; che dove non vi sono strade non vi può essere che miseria e desolazione, che è la morte morale della popolazione; Considerato che l'agricoltura, le arti, il commercio languiscono senza vie di comunicazione; e che questo comune se non viene intersecato dalla ferrovia in parola, privo come è di strada carreggiabile che la metta in comunicazione con l'ubertosa Anglona e con Sassari, non potrà realmente aspirare ad entrare nel consorzio dei popoli civili, e rimarrà sempre nella miseria:. laddove rasentandolo la ferrovia progettata non potrà non risorgere ad una vita prospera, civile, ricca, poichè oltre ai vari prodotti di esportazione sonosi scoperte due miniere poco lungi dal popolato, per una delle quali sono già spese delle migliaia di lire...". Bortigiadas dovette attendere il 15 novembre del 1931, giorno dell'inaugurazione della ferrovia Sorso-Sassari-Tempio-Palau; in tale data le autorità assieme a moltissime persone in costume tradizionale attesero l'arrivo del treno alla stazione del paese, non prima che il convoglio superasse l'ardita galleria elicoidale, realizzata per superare una forte pendenza con uno sviluppo altimetrico di circa 580 metri. Il Museo Il Museo Mineralogico di Bortigiadas nacque nel 1984, da una donazione del collezionista Giuseppe Tanca in favore del Comune di Bortigiadas, collezione che comprende più di 1000 campioni di di minerali appartenenti a 250 specie diverse. La collezione venne ospitata nello stabile contiguo alla scuola elementare, creando quello che oggi è conosciuto come Museo Mineralogico. Nel corso degli anni il Museo venne inserito nei percorsi turistici nazionali e in seguito riconosciuto dalla Regione Autonoma della Sardegna. Negli anni passati, grazie a diversi finanziamenti, vennero eseguiti ulteriori lavori di sistemazione dell’edificio ospitante l’esposizione. In questa fase venne realizzato il riattamento del piano superiore del Museo, e vennero classificati tutti i campioni di minerali. Il Museo Mineralogico è facilmente raggiungibile essendo situato sulla strada principale del paese di Bortigiadas accanto alla biblioteca comunale e alle scuole in viale Trieste al numero civico 30 (Per informazioni sugli orari rivolgersi al n° 079/627014); attualmente il museo non risulta fruibile. I minerali di Bortigiads Albite, Calcite, Calcopirite, Epidoto, Galena, Ortoclasio, Pirite, Quarzo, Spessartite. Questa pagina è stata realizzata anche grazie al prezioso aiuto dell'Ass. Giampiero Deiana, del Dott. Simone Vero, e di Giuseppe Tanca. Bibliografia Archivio EMSA-Progemisa Elenco delle Concessioni Minerarie della Sardegna Relazione sul Servizio Minerario: anni 35-36-37-39. GIOVANNI GELSOMINO "Bortigiadas, la storia e le storie vol. 1-2" – Amm. Comunale Bortigiadas, 2009. CANDIDO BALDRACCO "Cenni sulla Costituzione Metallifera della Sardegna" – Torino, 1854. Carta Geologica in scala 1:100.000, Foglio n. 181, Tempio Pausania, (non disponibile). Carta Geologica in scala 1:25.000, Foglio n. 443, Tempio Pausania, Progetto CARG - Legge 305/89. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997. Questa pagina ? stata visitata 65926 volte |
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