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La miniera di Baccu Locci è situata lungo le sponde dell'omonimo torrente, ai confini meridionali del Salto di Quirra. Potete raggiungerla dalla Strada Statale 125. Presso il ponte Corr'e cerbu (km 82 circa, nei pressi della collina del castello di Quirra) una strada in sterrato si inoltra verso l'interno seguendo il corso del torrente. Da lì in poi dovete semplicemente seguire la carrareccia che vi porterà direttamente alla miniera in una decina di chilometri. Le condizioni della stradina al momento della nostra visita (primavera 2002) erano abbastanza precarie, perciò sarebbe preferibile affrontare l'escursione con un fuoristrada. La carrareccia che porta alla miniera supera più volte il torrente con una serie di piattaforme di cemento che tagliano trasversalmente il letto del piccolo corso d'acqua. Ciò permette di ammirare squarci di notevole bellezza. La prima fotografia mostra un angolo del torrente, la seconda il tavolato di Pianedda Mummusa. Dopo una decina di chilometri si arriva alla laveria, di cui rimangono solo le strutture portanti. Sono anche presenti altri edifici, probabilmente destinati all'amministrazione, a uso depositi e come officina. Nei pressi della laveria, una piccola diga assicurava l'acqua necessaria ai lavori di arricchimento del minerale estratto. Presso l'officina sono ancora presenti alcuni macchinari utilizzati nel lavoro di estrazione. La fotografia mostra un'autopala ad aria compressa che lavorava su binari (ora alloggiata in un magazzino). Il dislivello tra la laveria e i cantieri superiori è di quasi 200 metri. Il trasporto del materiale estratto era assicurato da una teleferica montata su tralicci in legno. Il cantiere San Riccardo era il più produttivo e quello in cui si lavorò con maggiore intensità. Le due fotografie mostrano l'edificio di servizio e l'ingresso della galleria. Dalla miniera di Baccu Locci si estraeva soprattutto arsenopirite. La miniera di Baccu Locci è da molto tempo in attesa di lavori di ristrutturazione e di ripristino ambientale che ne consentano una riconversione a fini turistici. Alcuni edifici sono già stati ristrutturati, e dal 2006 la Soc. Montana opera nell'intera area per la messa in sicurezza delle discariche e degli edifici. Il villaggio di Baccu Locci è a monte, quasi all'inizio della valle scavata dall'omonimo torrente. Presenta numerosi edifici in avanzato stato di abbandono disseminati nei due versanti del torrente. Storia della miniera di Baccu Locci Per tutto l'Ottocento la regione di Baccu Locci fu oggetto di tentativi di sfruttamento della galena e della blenda che non diedero risultati favorevoli, sia per la natura complessa del giacimento, sia perché la presenza di alte percentuali di minerali minori (tra cui l'arsenopirite) allora non commerciali rendeva complesso il processo di separazione e di arricchimento. Solo alla fine del secolo la situazione mutò grazie all'acquisizione dei diritti sulla miniera da parte dell'ingegnere francese Emile Jacob (attivo in quegli anni in altre miniere secondarie del Sarrabus e dell'arburese, vedi la pagina sulla storia della miniera di Fenugu Sibiri) che associò nell'impresa l'avvocato francese Guinebertière. L'attività estrattiva si svolse regolarmente per alcuni anni, soprattutto nel cantiere Santa Teresa, dove si coltivava un giacimento di minerali di vario tipo, in modo particolare rame, argento, arsenico, ferro e antimonio. Nel 1919 la miniera fu affidata in subconcessione alla Compagnia Francese delle Miniere del Laurium, che coltivò solo le parti più ricche della miniera abbandonando gli altri cantieri, e impiegando una cinquantina di minatori e di donne addette alla cernita, fase nella quale si utilizzavano per lo più crivelli sardi. Nel 1928, allo scadere della subconcessione, Paul Guinebertière decise di gestire direttamente la miniera, ma la sua scarsa redditività lo spinse ad abbandonare i lavori, tanto che la concessione gli fu revocata (1933). Il periodo di inattività si interruppe nel 1938, quando la società Rumianca si interessò a Baccu Locci per la presenza dell'arsenopirite. Tale minerale, infatti, aveva cominciato ad essere impiegato nell'industria chimica, il che ne aveva reso remunerativa l'estrazione. La Rumianca fu protagonista di grandi investimenti che consentirono l'ammodernamento complessivo degli impianti. In primo luogo questi furono serviti da un elettrodotto. Nell'immediato dopoguerra la società costruì con finanziamenti statali la laveria e realizzò un sistema di teleferiche che trasferiva il minerale estratto all'impianto di flottazione. Qui il processo di arricchimento del minerale grezzo era impostato su due linee, una per la galena l'altra per i minerali di arsenico. Questo secondo, tuttavia, fu subito danneggiato e reso inutilizzabile dall'acido solforico utilizzato nel processo di arricchimento. La Rumianca non fece invece nulla per migliorare le condizioni di lavoro degli operai in galleria: né un necessario sistema di ventilazione forzata, né l'adozione delle perforatrici ad umido, che avrebbero evitato in tutto o in parte l'inalazione da parte dei minatori di vere e proprie polveri velenose. Nel 1952 gli operai impiegati erano 120, soprattutto nel cantiere San Riccardo. Negli anni successivi, come per la quasi totalità delle miniere sarde, anche per Baccu Locci cominciò la fase di decadenza, che si concluse nel 1965 con la rinuncia alla concessione da parte della Rumianca. Bibliografia essenziale
STEFANO C. ZUCCHETTI - The Lead-Arsenic-Sulfide ore deposit of Bacu Locci (Sardinia-Italy) - Economic Geology vol. 53, November 1958. Cartina IGM: 549, I Questa pagina ? stata visitata 86596 volte |
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