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(Miniere di Fluminimaggiore)
Miniera di Canali Bingias

Le miniere di
Fluminimaggiore

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  3. Sardegna centrale
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  10. Iglesias-Gonnesa
  11. Iglesias-Marganai (Domusnovas)
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  14. Salto di Gessa (Buggerru)
  15. Barbagia - Alto Sarcidano
  16. Gerrei - Parteolla
  17. Monte Albo (Lula)
  18. Silius
  19. Ogliastra
  20. Orani - Nuorese
  21. Sassarese
  22. La Maddalena - Gallura

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La miniera di Canali Bingias è ubicata in territorio di Fluminimaggiore, a Nord-Est rispetto al Tempio di Antas; quello che resta di questa antica miniera è raggiungibile da due differenti sentieri (percorribili a piedi) che si snodano partendo dalla valle dove è ubicato il noto Tempio punico-romano: Il primo sentiero parte dal parcheggio del Tempio, verso Nord-Est e permette di raggiungere i cantieri minerari fino a quota 560 metri, passando anche vicino alle cave romane da cui si ricavavano i blocchi per costruire il tempio di Antas; il secondo sentiero, sicuramente più panoramico lo si incontra poco prima della località detta Spirito Santo, sotto la Punta Is Annuis (645 m.), da cui parte appunto il sentiero che raggiunge l'altopiano di Canali Bingias dove sono ubicati i cantieri. Questo secondo sentiero consente di godere di una splendida panoramica sulla valle sottostante, la quale ospita oltre al Tempio i ruderi della miniera di ferro di Antas.

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La Storia

Il sito minerario di Canali Bingias era conosciuto già in epoca punica e romana per i minerali di piombo. Infatti in questo altopiano calcareo sono tuttora presenti numerosi pozzi artificiali e inghiottitoi naturali, profondi oltre 30 metri, a testimonianza della passata attività mineraria. Il giacimento si presentava sottoforma di colonne di limonite e calamine incluse all'interno del calcare metallifero cambrico.

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Il 13 luglio del 1873 l'Ing. E. Belval, rappresentante della Société Anonyme des Usines à Zinc du Midi richiedeva la concessione denominata Canali Bingias per minerali di zinco (387,5 ettari). Tale miniera era stata precedentemente esplorata dalla Ditta Emanuele di A.V. Modigliani & Enrico Serpieri che cedettero il loro diritti sulla miniera nel 1874.

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Nel 1879 la miniera di Canali Bingias passò prima alla Società Anonima des Zincs Francais, poi nel 1884 alla Società Anonima delle Miniere di Malfidano che detenne la concessione per circa 50 anni; nel 1937 chiese la rinuncia prima del secondo conflitto mondiale.

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L'attività di fine '800 in questa miniera, prevedeva che il minerale fosse portato all'esterno per mezzo di una argano a trazione animale, poi convogliato attraverso una ferrovia a scartamento ridotto fino alla laveria di Baueddu per essere trattato; infine da qui il minerale partiva alla volta di Cagliari.

Dal 1967 al 1976 la miniera passò alla Monteponi-Montevecchio Spa e poi alla Piombo Zincifera Sarda.

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Ora la miniera risulta totalmente abbandonata e i profondi e pericolosi scavi a cielo aperto risultano mal recintati; il sito minerario è comunque incluso in una serie di percorsi di trekking che lambiscono ache il rilievo di Sa Corona Arrubia; infatti il territorio è ricco di realtà archeologiche e minerarie che ben si sposano con il magnifico paesaggio. Oltre al Tempio di Antas, che funge da attrattore, citiamo il recinto megalitico di Sa Corti de Su Estiu, la Strada Romana ed i magnifici scorci montani del territorio.

I Minerali di Canali Bingias

Calcite, Cerussite, Emimorfite, Galena, Goethite, Pirite, Sfalerite, Smithonite, Zincite.


Bibliografia

STARA P., RIZZO R., TANCA G.A. "Iglesiente - Arburese, Miniere e Minerali, Vol 1" - Edizione associazione e gruppi mineralogici italiani.

SELLA QUINTINO "Relazione sulle condizioni dell'industria mineraria in Sardegna" 1871.

FADDA ANTONIO FRANCO "Sardegna, guida ai tesori nascosti" - Cagliari, Ed. Coedisar, 1994.

ZOPPI G. "Descrizione Geologico Mineraria dell'Iglesiente" - Tip. Naz. Reggiani & Soci , 1888.

Commissione Parlamentare d'Inchiesta "Sulla condizione degli operai delle miniere della Sardegna" - Vol. 4, Parte 6, 1911.

Carta Geologica 1:25.000 Capo Pecora - Guspini, 224-225, 1958.

Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997

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