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Per la legge italiana le acque minerali commerciabili possono essere divise in varie categorie secondo quanto indicato da un decreto legislativo del 1992: Acque minimamente mineralizzate quando il residuo fisso a 180° è inferiore a 50 mg/litro. Acque oligominerali (o leggermente mineralizzate) quando il residuo fisso è compreso tra 50 e 500 mg/litro. Acque ricche di sali minerali quando il residuo fisso è superiore a 1500 mg/litro. Il residuo fisso è un parametro utilizzato per classificare le acque minerali e le acque potabili in generale. Solitamente è espresso in mg/litro e indica la quantità di sostanza solida perfettamente secca che rimane dopo aver fatto evaporare in una capsula di platino, previamente tarata, una quantità nota di acqua precedentemente filtrata. Le Acque Termali della Sardegna sono legate alla complessa serie di fratture che solcano il blocco Sardo e che si sono create durante le orogenesi Caledonica ed Ercinica (fratture N-S e SSW-NNW durante il Paleozoico, con messa in posto dei graniti) e Alpina (Cenozoico, accompagnata da vulcanismo oligo-miocenico e plio-pleistocenico); all'interno di queste fratture si sono avuti fenomeni di circolazione profonda delle acque, con venute a giorno talvolta termali. Le acque termali e minerali sono considerate come minerali di Prima Categoria e quindi sono oggetto di concessione mineraria. Alcune sorgenti termali della Sardegna erano già conosciute e frequentate dai Romani, come ad esempio le Thermae Lesitanae di San Saturnino e le Thermae Neapolitanae di Santa Maria di Sardara. In tempi più recenti l'amministrazione provinciale di Sassari si interessò alle acque minerali di San Martino (Codrongianos) dal 1860 e delle acque termali di Casteldoria (Valledoria) dal 1915. Negli anni '70 operavano nell'industria delle acque minerali 8 aziende: S'Acqua Cotta (Villasor) - Idroterme Villasor Spa - Acqua Sandalia - bevanda e bibita. Santa Maria de is Acquas (Sardara) - Idroterme Sardara Spa - cure idroterapiche e lutoterapiche. San Saturnino (Bultei) - Terme Angioj - cure idroterapiche. San Saturnino (Benetutti) - Aurora Terme - cure idropiniche e lutoterapiche. Santa Lucia (Bonorva) - Acqua Minerale Santa Lucia - bevanda. Montes (Codrongianus) - Acqua minerale di Montes - bevanda. San Martino (Codrongianus) - Azienda Prov. Acqua Minerale San Martino - bevanda. Casteldoria (Valledoria-Sedini) - Azienda Prov. Terme di Casteldoria - cure idroterapiche e lutoterapiche. Altre Acque Termali e Minerali di alta qualità sono quelle di Othila (Ploaghe), Abbarghente (Romana) e Oddine (Nuoro). Tra le numerose sorgenti della Provincia di Sassari le più importanti, in quanto sfruttate da tempo sia come acque da tavola che come acque terapeutiche per fanghi e bagni termali sono: Mesumundu - sorgente medio minerale perenne, non più sfruttata, da qualche litro al secondo di portata. San Martino - sorgente alcalino-bicarbonato-sodica ferruginosa sfruttata industrailamente (vedi descrizione). Abba Meiga - sorgente medio minerale di tipo bicarbonato-sodica-magnesiaca con portata di 2 litri al secondo. Montes - sorgente bicarbonato-alcalina simile alla San Martino limitatatmente sfruttata. Santa Lucia - sorgente bicarbonato-alcalina commercialmente sfruttata come acqua da tavola. Rinaggiu - sorgente oligo-minerale, non sfruttata, posta alla periferia di Tempio. Acque San Martino. Sotto il nome complessivo di San Martino possono essere comprese tutte le sorgenti prevalentemente di tipo alcalino-bicarbonato-sodico situate nel territorio compreso tra Osilo, Muros, Codrongianos e Ploaghe. Le acque di San Martino erano conosciute già dai Romani e prendono il nome dal Santo a cui era dedicata la chiesa di Bedas, un antico villaggio oramai scomparso. Nel 1775 fu eseguita una prima analisi dell'acqua minerale di San Martino ordinata da Vittorio Amedeo III di casa Savoia. Nel 1828 fu disposto dal Vicerè la costruzione delle opere necessarie per la conservazione della fonte di San Martino; Nel 1830 lo stabilimento era dotato di 2 vasche e di 2 camere che potevano ospitare circa 10 persone; le acque servivano come bevanda e per abluzioni. Nel 1859 la gestione dello stabilimento passò alla Provincia di Sassari. Ai primi del '900 si tentò di industrializzare il sito, costruendo un impianto di imbottigliamento manuale di circa 1000 bottiglie al giorno, ma l'azienda registrò un bilancio in passivo. Nel 1948 fu costituito l'Ente Autonomo delle Acque Termali e Minerali a cui venne affidata l'amministrazione dell'Azienda di San martino e delle Terme di Casteldoria. Dal punto di vista geologico l'area di San Martino è caratterizzata da imponenti espandimenti vulcanici (andesiti, "trachiti", tufi e ignimbriti) originatisi soprattutto durante l'Oligocene; altre manifestazioni vulcaniche più recenti si verificarono durante il quaternario nella zona di Bonorva-Campeda, Monte Pelao-Monte Santo, Cheremule, Giave, Ittireddu e Ploaghe. Si può quindi concludere che dal punto di vista tettonico gran parte del Logudoro è interessato da un complesso sistema di fratture di origine terziaria, su cui si sono impostati i vulcani quaternari; con molta probabilità la genesi delle acque termominerali dell'area è legata a questo sistema di fratture. Le fonti di San Martino sono almeno 7 di cui solo le più importanti sono captate dall'Azienda, la quale in passato è arrivata a produrre circa 45.000 bottiglie da un litro al giorno, passate poi negli anni '70 a 150.000 litri giornalieri. L'acqua di San Martino risulta essere un'acqua bicarbonato-sodica. Portata: circa 2 litri al sec. Ph: a 6,8. Temperatura alla sorgente: 22°C. Residuo fisso: 3,105 grammi (a 110°C) e 3,1 grammi (a 180°C). L'acqua di San Martino ha proprietà diuretiche, antiuriche, e lassative. Il processo di imbottigliamento del centro idrotermale di San Martino è formato dai seguenti processi: l'acqua viene captata dalle sorgenti, fatta decantare nelle vasche, addizionata con gas acido carbonico e convogliata alla riempitrice. Successivamente confezionata e stoccata. Nel 1976 le sorgenti di San Martino erano di proprietà dell'Ente Autonomo Acque Minerali che le utilizzava per solo imbottigliamento. Acque di San Saturnino (Benetutti). Queste acque calde erano note già al tempo dei Romani con il nome di Aquae Lesitanae o (Lusitanae) dal nome dell'antica città di Lesa; furono infatti i Romani a costruire un grande stabilimento ed un tempio in onore dei numi tutelari Apolline e Esculapio, aggiungendo inoltre una serie di lapidi recanti l'iscrizione dei mali a cui l'acqua portava benefici. Queste lapidi esistettero fino al 1611, poi furono distrutte e gettate in località Poju de Murastene. Le iscrizioni erano le seguenti: su Banzu de sa Gutta, Su Banzu Mannu, su Banzu de sas Concas, su Banzu de sos Nervios, su Banzu de sa Tigna, su Banzu de sos Dentes, su Banzu Passadu Riu (occhi?), Banzu de s'Istogomo, Banzu de sos Beccos ecc. Queste sorgenti avevano una portata variabile dai 0,5 litri al secondo fino a 1,41 litri al secondo con temperature variabil tra 44-46°C. Le acque sono state classificate come medio minerali (per il residuo fisso), ipertermali (per la temperatura) e solfureo-alcalino-cloruro-sodiche (Banzu Mannu) o cloruro-bicarbonato-sodico-solfidriche (Banzu de is Concas) (per la composizione). Alla fine dell'800 il proprierario del sito termale, tale Antonio Carta costruì una casa per ricoverare fino a 120 ammalati, che accorrevano da tutti i paesi del Logudoro. La superficie interessata dai fenomenti termali occupa un'area di circa 400 ettari, caratterizzata dal punto di vista geologico dalla presenza dei graniti ercinici e dal loro corteo filoniano, tufiti e ignimbriti mioceniche e alluvioni recenti. Tali acque hanno origine profonda, attraversando i graniti intensamente fratturati. Nel 1975 erano state censite una ventina di sorgenti ricadenti in parte nel comune di Benetutti ed in parte in quello di Bultei: di queste, parte era gestita dallo Stabilimento Aurora e parte dallo Stabilimento Angioj. Dall'analisi di tali sorgenti si evinse una temperatura variabile tra 12 e i 39°C, un ph variabile da 8,20 a 9,1 e un residuo fisso (a 110°C) tra i 490 e i 580 milligrammi al litro. Nel 1976 le sorgenti erano gestite dalla Ditta Pietro Angioj per quanto concerne le Terme San Saturnino e dal dott. Gerardo Petretto per quanto riguarda le Terme Aurora. Acque Casteldoria (Sedini). Nel 1973 sono state realizzate delle indagini sull'alveo del fiume Coghinas per localizzare un'ampia fascia termale con temperatura variabile tra i 68°C e i 75°C; questa fascia termale è posta perpendicolarmente ad un sistema di fratture (la grande faglia di Santa Maria Coghinas), direzione Nord-sud, che interessa i graniti porfirici, probabile causa della presenza del termalismo. Tali acque sono caratterizzate da un'elevata salinità (circa 5 grammi al litro) e dalla presenza di cloruri alcalini e alcalino terrosi. Nel 1976 tale sorgenti erano gestite dall'Ente Autonomo Acque Minerali. Acque di Oddini (Nuoro). Le sorgenti di Oddini sono principalmente due: Banzos Mannos e Banzigheddos. La portata complessiva si aggira sui 3 litri al secondo, con temperatura variabile tra i 30°C ed i 33°C. Tali acque sono simili per chimismo e emanazioni gassose alle sorgenti di San Saturnino. Acque di Fordongianus (Oristano). Nell'antica Forum Trajani dei Romani tali acque termali erano chiamate Aquae Ypsytanae; le sorgenti erano due, dette del "fegato" e del "bagno": sorgente Caddas, posta sulla sponda sinistra del fiume Tirso e sorgente Banzos. La prima è più importatante ed ha una portata di 43 litri al secondo con temperatura di 54°C, mentre la seconda ha una portata di 0,5 litri al secondo con una temperatura di 44°C. A queste acque si accompagnano emanazioni gassose ricche in azoto. Acque Siete Fuentes (Santu Lussurgiu). Le sorgenti di Siete Fuentes (sette sorgenti) sono ubicate nel versante sud orientale del Monte Ferru e più precisamente tra Monte Ortigu (quota 884) e l'abitato di Macomer. Le sorgenti affiorano in una localià chiamata San Leonardo caratterizzata dalla presenza di rocce basaltiche Plioceniche fratturate e dislocate. Il complesso vulcanico è formato superiormente da rocce basaltiche, mentre inferiormente da rocce trachitiche, fonolitiche e trachifonolitiche le quali formano il nucleo centrale del massiccio. In mezzo al grande pianoro basaltico fu individuata anche quella che probabilmente era una delle bocche di eruzione di forma ellittica. Le acque meteoriche, filtrano attraverso le fratture (orientate NNW-SSE) del basalto e sgorgano al di sotto di esso al contatto con le fonoliti, compatte e impermeabili, formando numerose sorgenti fra cui le Siete Fuentes e la sorgente di Funtana Piscamu. Altre sorgenti sono: Sette Brazzos, Pedralada, Sottostrighe, Laccheddu ruiu, S'elighe, Pischina Ruia, Amenta, Pattola, Primidiu, Castonigarra, Su Fronti de s'Ena, Baddeona, Sos Bertuzzadores, canvorada, Dodes, Frida, Crastu Furones, Calaridanu, Sos Cantaros, Murtilu, Su Nodu de sa Ficu, Tunturutuni, Pozzomaggiore, Santa Elidiga, Nurghis, S'ena Ruia, Brinzis. Tutte queste sorgenti hanno una temperatura variabile tra i 10°C e i 17 °C e portate variabili tra i 0,01 e 1,50 litri al secondo. Le Siete Fuentes hanno portate maggiori nel periodo invernale (da novembre a gennaio 34-50 litri al secondo). Dal punto di vista igienico l'acqua di Siete Fuentes presentava pericolo di inquinamento da Bacterium coli (400 coli per litro), probabilmente poichè le sorgenti derivano da acque di scorrimento superficiali. Costituenti principali: Na, k, Mg, Al, Si (acqua salsa). Temperatura acqua: 9,5°C (fredda). Ph: 6,6-6,7. Residuo fisso: 0,97 grammi a 180°C (oligo minerale). durezza totale: 6 gradi francesi. Quindi l'acqua di Siete Fuente può essere classificata, come fredda, oligo-minerale e salsvaa. Acque di Santa Lucia (Bonorva). Nonostante le acque di Santa Lucia abbiano una temperatura di soli 20°C, queste sono caratterizzate da un chimismo a bicarbonati alcalini con elevati tenori di anidride carbonica libera, che fanno pensare ad un'origine di frattura profonda. La portata è di 0,1 litri al secondo ed è commercializzata e apprezzata come acqua da tavola. Tali sorgenti erano gestite negli anni '70 dalla Ditta Eredi Negretti. Acque di Santa Maria de is Acquas (Sardara). Le sorgenti termominerali di Sardara erano conosciute e frequentate già dai Romani che le chiamavano Aquae Napolitanae e vi costruirono uno stabilimento di cui ora è rimasta poca traccia. Le 5 sorgenti di Santa Maria de is Acquas sono situate all'interno di una piccola valle caratterizzata da terreni Ordoviciani (metamorfiti), in alcuni punti alterati, ricoperti in parte da rocce mioceniche (conglomerati, marne e calcari), piccoli lembi di basalto e da terreni Pliocenici e quaternari. La valle compresa tra Santa Maria de is Acquas e l'altopiano basaltico di Monte Fortuna è attraversata da una serie di fratture, principalmente di direzione NNW-SSE, che hanno dislocato la formazione eruttiva ed sono la probabile causa del termalismo dell'area. Le acque di Santa Maria de is Acquas sono captate mediante pozzi in muratura che attraversano le rocce sciolte per innestarsi nelle rocce scistose; i pozzi sono pieni d'acqua e vengono edotti mediante pompaggio. Le temperature all'interno dei pozzi variano a seconda della profondità: Pozzo n. 1 Temperatura variabile 37,8-38°C. Pozzo n. 2 Temperatura variabile 35-38,6°C. Pozzo n. 3 Temperatura variabile 42-55°C. Pozzo n. 1 Temperatura variabile 48,2-50°C. La portata complessiva media è di 29.480 litri all'ora ad una profondità media; facendo riferimento alle analisi del 1931 sembrerebbe che le sorgenti abbiano ridotto la portata ed anche la temperatura. Caratteristiche: Temperatura alla sorgente: 50°C. Ph: 7,6. Residuo fisso: 2,522 grammi a 110° (2,52 a 180°C). Il fango si presenta di colore bruno cinereo, inodore, di sapore salino a temperatura di 38°C, esente da batteri e sterile; tale fango è composto essenzialmente da ossidi di sodio, potassio, calcio, magnesio, alluminio e ferro. Nel 1976 tali sorgenti erano utilizzate per cure terapiche con fanghi dalla Soc. Idroterme di Sardara. Acque di S'Acqua Cotta (Siliqua). La sorgente termominerale di S'Acqua Cotta è nota sin dall'antichità e le sue acque di tipo bicarbonato-alcalino-epitermali sono simili a quelle di Sardara, di Santa Lucia di Bonorva e di Fordongianus, anche se quest'ultime situate su faglie orientali della fossa. Il sito è ubicato al limite centro occidentale della fossa del Campidano e le sue acque, attraversando i depositi alluvionali recenti, affiorano in corrispondenza delle dislocazioni che interessano le sottostanti smetamorfiti Ordoviciane (come per Santa Maria de is Acquas di Sardara). La portata dell'acqua è di circa 6 litri al secondo, mentre la temperatura in fondo al pozzo di eduzione è di 51,5°C; è particolare il fatto il fatto che già il Generale Lamarmora constatò la presenza di gas (un miscela di acido carbonico, azoto e ossigeno) in queste acque, poi misurato pari a 110,76 cmq per litro d'acqua. L'acqua della sorgente viene imbottigliata e commercializzata con il nome di Sandalia. Nel 1976 le sorgenti di Zinnigas e S'Acqua Cotta erano gestite rispettivamente dalla Sarda Acque Minerali Spa e dalla Soc. Idroterme di Villasor. Altre acque. Ai bordi della piana di Giba, delimitata da faglie con direzione EO-NO/SSE si trovano 6 sorgenti che possono essere classificate come termali; queste acque di tipo bicarbonato-alcalino-terroso sono ubicate tra la serie cambriche e le formazioni eoceniche con temperature comprese tra i 23°C e i 30°C: Perdu Spada, Perdu Mannu, Peppi Marroccu, Acqua Callenti, Fonte Calda e Campu Pisanu. Il ph di queste acque varia tra i 6,7 e di 6,9 con portate variabili tra i 0,4 e 1,50 litri al secondo. Un altro sito particolare conosciuto fin dall'epoca Romana nel Sulcis è quella di Maladroxia-Coaquaddos dove all'interno della baia a pochi metri dalla costa affiorano acque termalia circa 30°C considerate ipotermali salse e solfate. Di fronte alla spiaggia di su Portixeddu Accuau (Maladroxia) a pochi metri dalla riva si notano 2 vasche termali Romane che 2000 anni fa probabilmente emergevano visto che il livello del mare era più basso. Presso Romana e Monteleone Roccadoria emergono altre manifestazioni termali in corrispondenza di faglie N/S: la sorgente di Mattagiana con portata di 2,1 litri al secondo con temperatura di 22°C (ph: 7,3) e le sorgenti di Abbarghente con portata di 1 litro al secondo e temperatura di 22°C (ph 6,3). Le acque minerali della Sardegna. Acqua Federica (Ca) - S'Abba - Acqua Meriba - oligominerali - Fonte San Giacomo Srl (Siliqua). Acqua Eleonora, Acqua Funte Fria (Nu) - oligominerali - Sarbe (Macomer), non più in produzione. Acqua Giara (oligominerale) e Sandalia (medio minerale, bicarbonato, sodica, clorurata fluorata, sodica) - Sorgente Acqua Cotta - IDROTERME di VILLASOR S.r.l.(Villasor). Acqua Levia e Acqua Boschetta (ca) - oligominerali - SAM (Sarda Acque Minerali) (Siliqua). Acqua Pura, Acqua S. Angelo, Acqua San Giorgio - oligominerali - SAM. Acqua San Pantaleo, Acqua Rocce Sarde - oligominerali - Sorgente di Beddoro - San Pantaleo Srl (Olbia) - non più in produzione. Acqua Santa Lucia - medio minerale, bicarbonata, fluorata, magnesiaca, sodica, effervescente naturale - Acqua Santa Lucia Srl (Bonorva). Acqua San Martino - ricca di sali, bicarbonata, calcica, clorurata, magnesiaca sodica, solfata, effervescente naturale - sorgente San Martino. Acqua Diamante - ricca di sali - sorgente San Martino. Acqua Sattai - oligominerale - Goldenacque (Guspini). Acqua Fonte Linas - oligominerale - Goldenacque (Guspini). Acqua Siete Fuentes - oligominerale - SAM (San Leonardo). Acqua Smeraldina - oligominerale - ALB Srl (Tempio Pausania). Leggi anche la Carta delle Acque Termali e Minerali della Sardegna Bibliografia Relazione sul Servizio Minerario: anno 1976. Permesso di Ricerca per Acque Termali Coqquaddos - Reno SRl, 2011. SCANU MASSIMO "Carta delle Acque termali e Minerali della Sardegna", 2016. CORONA FRANCESCO "Guida dell'Isola di Sardegna" - GIA Editrice, 1896. FADDA A.F., PALA ANTONIO "Le acque della Sardegna" - Edizioni Coedisar, 1992. MONTALDO PAOLO "Osservazioni geologiche sulla sorgente termominerale di S'Acqua Cotta (Sardegna Centro-Meridionale)" - Estratto da Geol. Appl. e Idrogeol. Vol. 1, Bari, 1966. MONTALDO PAOLO "Le sorgenti di Siete Fuentes del Monte Ferru (Santu Lussurgiu - Sardegna)" - Estratto da : Boll. Soc. Geol. Roma, 1966. FORTELEONI GIOVANNA PIAMONTI "Le acque minerali della provincia di Sassari con particolare riguardo al fenomeno termale di Casteldoria" - Atti del convegno: L'Approviggionamento Idrico della provincia di Sassari, dicembre 1973. BIONDUCCI P:, RATTU A. "Acque Minerali della Sardegna - Le sorgenti di Siette Fuentes " - Estratto da : Rend. Fac. Scienze Univ. di Cagliari, Bologna, 1963. BRANDIS PASQUALE "Ricerche geografiche ed economiche sulle sorgenti minerali di San Martino (Sassari)" - Univ. di Cagliari, Istit. di Geol. Paleont. e Geografia, Sassari, 1973. MONTALDO PAOLO "Le acque termominerali di S. Maria de is Acquas" - Univ. di Cagliari, Ist. di Geologia Applicata, Cagliari. DETTORI B., PASSINO A.M. "Il termalismo della provincia di Sassari nota I, le acque termo-minerali di San Saturnino presso Benetutti (SS)" - Estratto da: 3° Convegno Int. Acque sotterranee - 2° Conferenza Pianific. Acque, Palermo, 1975. Carta Geologica della Sardegna 1:200.000, 1997. 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